JEAN PROUVÉ La poetica dell’oggetto tecnico


Camminare per il centro di Roma inseguendo la meta della visita a una bella mostra è qualcosa che procura una misteriosa felicità. Ho visto la mostra di Jean Prouvé al Museo dell’Ara Pacis in una mattina d’agosto, con la città sgombera dal consueto traffico e un cielo terso che delineava come un bisturi i contorni delle cose. Dopo aver varcato il percorso obbligato tra i fregi marmorei dell’Ara, l’ingresso nella sala della mostra mi è sembrato come un passaggio nel tempo attraverso il quale s’era compiuta una sintesi di bellezza e di storia: un salto dal nono secolo a.C. al Secondo Millennio.
Ho passeggiato tra gli oggetti esposti, li ho fotografati, li ho ripercorsi uno ad uno provando a immedesimarmi dentro l’epoca dei nonni e dei bisnonni, chiedendomi se a quel tempo, senza i mezzi d’informazione attuali, potessero essere consapevoli dei mutamenti che un design come Prouvé stava determinando. Perché laddove l’architettura e il design manifestano un’innovazione significa che qualcosa sta cambiando e se un architetto sente e trasmette una poetica tramite un pannello prefabbricato o una lamiera ondulata, come sentiva Jean Prouvé, la filosofia del modo di vivere è in piena metamorfosi.
La mostra all’Ara Pacis si è conclusa ieri e chi l’ha potuta vedere non ha perduto  la suggestione di un ricordo atavico. Le scrivanie sulle quali noi appoggiamo le nostre tastiere, le sedie e le poltrone sulle quali lavoriamo o ci rilassiamo, e che magari compriamo all’Ikea per pochi euro, oggi non esisterebbero se Jean Prouvé non avesse disegnato e realizzato i primi prototipi, influenzando tutta la progettazione architettonica e il design del XX secolo.  Essi hanno resistito nel tempo e sono arrivati fin qui per riferirci la storia. I banchi di scuola d’inizio anni ’50, la bicicletta del 1941, la poltrona regolabile del ’42, ma anche i progetti architettonici come la casa smontabile del ’37, insieme a tutto ciò che è stato raccolto in questa bellissima mostra sono poesia pura.

QUI le foto che ho avuto il permesso di fare
QUI la cartella stampa con informazioni e dettagli
QUI la galleria d’immagini sul sito del Museo
QUI le pagine dedicate alla Mostra