La donna ragno

Fregio con scene del mito di Aracne sulle colonnacce
Nella tela è rimasta impigliata lei, che la tesseva tanto bene, perché, peccando di impudenza, ha osato sfidare una dea. È la storia di Aracne, figlia del tintore Idmone, nativa della Lidia. La fanciulla andava affermando, addirittura, che Atena avesse imparato a tessere da lei e non viceversa.
La sfida, comunque, è impari visto che la dea, nonostante in cuor suo ammettesse la perfezione della tela della giovane, non accetta la sconfitta e a pagarne il fio è Aracne, trasformata in ragno e costretta a filare e tessere per sempre e ad assistere alla distruzione delle sue ragnatele.
Citata ovunque in letteratura – Virgilio, Ovidio, Boccaccio – Aracne appare nel canto dodicesimo del Purgatorio (XII, 43-45) insieme alle anime dei superbi. Tra queste Lucifero, precipitato dal cielo e, come esempio emblematico, le rovine fumanti di Troia.
O folle Aragne, sì vedea io te
Già mezza ragna, trista in su li stracci
De l’opera che mal per te si fé.
Il mito è rappresentato in un fregio sulle “colonnacce” del Foro di Nerva: mentre alcune morigerate donne rendono onore a Minerva, Aracne, in ginocchio, è invece colta nel momento della punizione. Le ambigue trame della tessitura sembrano aver trasformato la povera ragazza in una vera e propria minaccia al potere costituito.
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