Sound & Vision | Vivian Maier


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Ultimi giorni per visitare al Museo di Roma in Trastevere la mostra retrospettiva Vivian Maier. Una fotografa ritrovata che ricostruisce il lavoro fotografico della grande e sconosciuta autrice.

La mostra presenta 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti.

Vivian Dorothea Maier nasce il primo febbraio 1926 a New York, nel Bronx.

È figlia di Maria Jaussaud, nata in Francia, e del marito Charles Maier, di origine austriaca. I genitori presto si separano e la figlia viene affidata alla madre, che si trasferisce presso un’amica francese, Jeanne Bertrand, fotografa professionista. Negli anni Trenta le due donne e la piccola Vivian si recano in Francia, dove Vivian vive fino all’età di 12 anni. Nel 1938 torna a New York, città in cui inizierà la sua vita di governante e bambinaia.

Il primo impiego è presso una famiglia a Southampton, nello stato di New York. Poi nel 1956, si trasferisce a Chicago per lavorare con la famiglia Gensburg.

Verso la fine della sua vita si ritrova in gravi ristrettezze economiche e un giorno viene ricoverata per un banale incidente. Quel ricovero, che doveva essere passeggero, si rivela fatale. Muore il 21 aprile 2009. Nell’arco della sua vita realizza oltre centomila fotografie ma il suo lavoro rimane sconosciuto fino a quando John Maloof lo scopre per puro caso.

La vita e l’opera di Vivian Maier sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino.

Tata di mestiere, fotografa per vocazione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex.

È il 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smetterà di cercare materiale riguardante questa misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe.

Come scrive Marvin Heiferman “Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata… Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata presenta al pubblico l’enigma di un’artista che in vita realizzò un enorme numero di immagini senza mai mostrarle a nessuno e che ha tentato di conservare come il bene più prezioso.

Suppongo che nulla è destinato a durare per sempre. Dobbiamo fare spazio ad altre persone. È una ruota. Sali su, devi andare fino alla fine! E poi qualcuno ha la stessa possibilità di andare alla fine e così via“. Vivian Maier

Canzoni: 1) The Cure – Pictures of You; 2) The Nanny Theme Song; 3) Memphis – I Am The Photographer; 4) Morrissey – The Harsh Truth of the Camera Eye; 5) Editors – Camera; Bonus Track: Loredana Bertè – Fotografando.