Un amore fatto “ad arte”
Un amore fatto “ad arte” per scoprire, in occasione di San Valentino, sette celebri opere d’arte che rappresentano altrettante coppie nei Musei in Comune.
San Valentino, il giorno romantico per definizione, i profili social dei Musei in Comune di Roma hanno raccontato sette delle loro opere che plasticamente rappresentano, ognuna con le proprie peculiarità, le molteplici forme in cui si manifesta l’amore. Una passeggiata ideale tra amori spericolati, anticonformisti o pacifici che raccontano storie di attrazione, desiderio o inevitabile separazione.
La prima, custodita nel Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini, è Amore e Psiche, una scultura in cui appaiono due giovani innamorati uniti in un delicato abbraccio che sembra tenerli lontani da ogni preoccupazione. In effetti la loro vicenda, pur disseminata di ostacoli pericolosi, ha come lieto fine la conquista dell’immortalità. Un “amore spericolato” dunque, ma anche felice.
La seconda opera, Abisso, è stata scolpita nel 1909 da Pietro Canonica e la troviamo all’interno del Museo Pietro Canonica a Villa Borghese. Vi appaiono un uomo e una donna stretti, questa volta, in un abbraccio disperato che li unisce quasi in un unico corpo. I due intravedono chiaramente un pericolo, l’abisso del titolo, della cui natura il visitatore tuttavia rimane all’oscuro. Potrebbe essere un rischio naturale o qualcosa di intimo che riguarda esclusivamente il loro rapporto, forse un’“attrazione fatale”.
Sembrano, invece, spiritualmente appagati i coniugi che, uno accanto all’altra, riposano nell’immagine scolpita della Centrale Montemartini, la terza opera. Si tratta di un rilievo funerario databile verso la metà del I secolo a.C. ritrovato a Roma negli scavi di via Statilia, nel rione Esquilino. I volti tranquilli degli sposi testimoniano il loro rapporto sereno in vita e oltre: potremmo definirla la “pace dei sensi”.
Più tempestosa, nella quarta opera, la relazione tra Ettore e Andromaca, evidente anche nel grande bronzo di Giorgio de Chirico che fa parte della collezione del Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese. I mitici coniugi sono colti nel momento della loro separazione quando, cioè, Ettore – qui rappresentato con armatura completa – si appresta ad affrontare il proprio destino guerriero mentre Andromaca ne prende atto, desolata: una “separazione inevitabile”.
Nell’Incoronazione di Antonio e Cleopatra, quinta opera della serie, è molto attuale il riferimento a un rapporto di coppia scevro da qualsiasi pregiudizio culturale o di provenienza geografica. A prescindere dalla fine tragica della relazione, infatti, le differenze sembrano avere arricchito la coppia fino all’ultimo: un “amore anticonformista” che non si allinea ai luoghi comuni. L’affresco è di Luigi Fioroni, del 1840 circa, visibile nella Camera Egizia del Casino Nobile di Villa Torlonia.
La sesta opera utilizzata per illustrare i tanti modi di amare, la bellissima scultura di Giovanni Prini Gli amanti custodita alla Galleria d’Arte Moderna, potrebbe essere interpretata come il compimento totale del “desiderio” dell’altro, tanto sembra profonda l’unione tra i due corpi e i due spiriti. In realtà, osservando bene, si intravede una componente di sofferenza forse insita nel concetto stesso di passione.
Per finire al Museo di Roma, con Autoritratto con la famiglia, la settima opera, l’artista Giuseppe Bartolomeo Chiari, apprezzato alla corte di papa Clemente XI, celebra i suoi affetti familiari e il successo sociale nel ritratto di gruppo, descrivendo la tenera corrispondenza di gesti e la ricchezza di abiti e gioielli. La mela nelle mani del piccolo Carlo, simbolo della Passione di Gesù, e la disposizione dei personaggi intorno alla madre ricordano l’iconografia cinquecentesca della Madonna con Bambino e santi.