L’arte a colori | #6GradiMiC
Il 6 maggio si è celebrata la giornata mondiale del colore: occasione ideale per dedicare i #6GradiMiC del mese a questo avvincente argomento primaverile. Per iniziare scegliamo l’ottimismo del bianco, che comprende tutti i colori dello spettro luminoso, e un’opera della Centrale Montemartini, Antinoo come Apollo, simbolo intramontabile di bellezza, una scultura di marmo lunense di età adrianea (130-138 d.C.).
Primo grado: C come Celeste.
Il cielo, il mare: quante sono le immagini che vengono in mente nominando questo colore dalle innumerevoli sfumature? Tra tutte, però, quest’opera di Giovanni Antonio Canal, altresì detto Canaletto, dice una parola definitiva.
La possiamo vedere in mostra al Museo di Roma, insieme a tante altre dello stesso autore, fino ad agosto: Canaletto 1697-1768
Secondo grado: R come Rosso.
Il colore del fuoco sembra incendiare La via che porta a San Pietro, quest’opera del 1930 di Gino Bonichi (Scipione), un olio su tavola esposto nella mostra in corso alla Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, Roma città moderna.
Terzo grado: N come Nero.
È il colore immediatamente percepibile in questa New York, 1953 di Elliott Erwitt. Ma di scuro, triste o minaccioso non ha nulla.
La vediamo fino ai primi di giugno al Museo dell’Ara Pacis nella mostra Magnum Manifesto.
Quarto grado: V come Verde.
Anche in città, tra le tante sfumature di grigio asfalto, la primavera rinforza una tinta tra tutte, il verde. Anche a Roma, come in questo scatto fotografico che racconta architetture, natura e scorrere del tempo a Villa Borghese.
Navigator Roma di Matteo Negri al Museo Carlo Bilotti.
Quinto grado: G come Giallo.
Come il grano, il sole, i limoni, i canarini, lo zafferano. E l’oro, luccicante e ipnotico come questa Fibula a disco, intatta nella sua bellezza nonostante il tempo trascorso nella Tomba degli Ori della necropoli della Polledrara di Vulci (inizi VII sec. a.C.).
È in mostra alla Centrale Montemartini nella mostra Egizi Etruschi. Da Eugene Berman allo Scarabeo dorato
Sesto e ultimo grado: M come Marrone.
Colore un po’ malinconico, anche se il suo nome deriva da un frutto meraviglioso come le castagne. È la tinta della terra che, nel caso di questo olio su tela del 1899, conforma di sé anche l’orizzonte nuvoloso di Napoleone in esilio a Sant’Elena. Al Museo Napoleonico.