Antonio Canova a Roma


Canova. Eterna bellezza al Museo di RomaSono oltre 100.000 i visitatori che dall’apertura il 9 ottobre 2019, hanno visto la mostra Canova. Eterna bellezza al Museo di Roma in Palazzo Braschi.

Fino al 15 marzo, sarà ancora possibile visitare questa apprezzatissima esposizione di 170 opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private di Canova e di artisti a lui contemporanei.

Ricordiamo, inoltre, la possibilità di visitare la mostra anche durante le aperture serali straordinarie, tutti i fine settimana.

A chi c’è già stato e a chi deve ancora andarci vogliamo raccontare la storia suggestiva di alcune delle opere esposte, legate a doppio filo a luoghi e monumenti di Roma.

Il 23 novembre 1779, Antonio Canova è in città da appena due settimane e visita la Basilica dei Santi Apostoli: la trova “bella, con diverse cappelle di marmi bellissimi”. È ancora ignaro di quanto quel luogo sacro segnerà il suo destino, non solo professionale.

A distanza di quattro anni, nel 1783, Canova riceve la commissione per il Monumento funerario di Clemente XIV Ganganelli, da realizzarsi proprio in quella Basilica. L’opera, inaugurata ad aprile del 1787, sancì il trionfale esordio dell’artista imponendolo definitivamente al cosmopolita pubblico romano e assicurandogli fama, successo e anche qualche ricchezza.

Un successo ottenuto anche grazie al celebre incisore Giovanni Volpato, tra le voci più ascoltate dell’ambiente artistico veneto attivo nell’Urbe, che aveva partecipato come principale mediatore alla commissione aggiudicatrice. Canova e Volpato si conoscono a Roma e stringono un’amicizia sostenuta da una concreta e reciproca stima professionale. Un’intesa mai scalfita, neanche dal rifiuto sentimentale che Canova dovette patire dalla figlia di Volpato, Domenica, che aveva incontrato nella casa dell’incisore in via Bocca di Leone e che gli apparve proprio “una vera bellezza!”. Per lei Canova soffrì d’amore e di gelosia, invano, perché Domenica allo scultore preferì Raffaello Morghen, allievo del padre.

Il rapporto tra i due artisti fu così saldo e duraturo che alla morte di Volpato, Canova volle eternarne il ricordo realizzando a proprie spese – come spiega la lunga iscrizione leggibile sulla colonna che sostiene il busto – la stele funeraria ospitata nell’atrio dei Santi Apostoli, proprio nel luogo che anni prima aveva visto lo scultore consacrato come astro artistico del tempo.

Diversi bozzetti in terracotta e gesso, serviti da modello per il monumento realizzato nella basilica dei Santi Apostoli, sono esposti in mostra.