Rovine: Canti di pietra
Qual è la trama che rende il tessuto dell’essere umano così pieno di fili inestricabili, connessi l’uno all’altro a formare un disegno al contempo splendido e tragico?
Luogo ideale per incontrare questo universo di storie, fattosi letteralmente di “pietra”, è uno dei musei più suggestivi di Roma, la Centrale Montemartini, le cui opere hanno ispirato alcuni dei testi di Rovine: Canti di pietra di Gabriele Tinti. Sono versi e frammenti che l’autore – poeta, scrittore e critico d’arte italiano – ha destinati alla “scultura vivente dell’attore”, ispirandosi ad alcuni capolavori dell’arte antica. Alessandro Haber e Marton Csokas, che li hanno recitati, hanno commentato così il loro impegno: «Leggere “Rovine” è stato come abbandonare ogni resistenza al passato, indossare ogni volta una maschera diversa, quelle degli antichi attori tragici, per provare a seguirli nell’incantesimo capace di unire le parole alle immagini».
Così la pietra si è fatta racconto, rivelando fragilità e forza, genio e imprudenza, presunzione e grandezza: le opposte e contraddittorie pulsioni che costituiscono il mistero dell’animo umano.
Incontriamo Icaro, che dal labirinto progettato dal padre Dedalo tenta di fuggire volando, ma le sue ali di cera, sciolte dal sole, ne fermano l’anelito facendolo precipitare in mare.
Ascoltiamo Alessadro Haber che legge “Icarus” di Gabriele Tinti in italiano e Marton Csokas in inglese.


E poi l’eccellente Teseo, intrepido e forte, che sfida l’impossibile con l’aiuto di Arianna e del suo ingegnoso filo.
Ascoltiamo Alessadro Haber che legge “Theseus” di Gabriele Tinti in italiano e Marton Csokas in inglese.
Icaro e Teseo, non a caso costretti a cimentarsi con il labirinto, quale sfida della ragione all’ignoto, al trascendente.
Marsia paga con una morte atroce l’aver rivendicato il proprio talento musicale, che lo avrebbe reso troppo simile all’irraggiungibile divinità. Una mano magistrale rende evidenti sul marmo rosso-violaceo le torture subite dal satiro che ha osato sfidare Apollo.
Ascoltiamo Alessadro Haber che legge “Marsyas” di Gabriele Tinti in italiano e Marton Csokas in inglese.
Potrebbe essere stata scolpita da Fidia la statua sull’Acropoli di Atene dedicata al poeta Anacreonte da cui deriva il ritratto esposto nelle sale della Centrale. Statua e ritratto rendono un modello virtuoso e ideale di un Anacreonte che in realtà pare fosse non tanto dedito alla virtù quanto edonista, forte bevitore e amico di tiranni e aristocratici.
Ascoltiamo Alessadro Haber che legge “Anacreon” di Gabriele Tinti in italiano e Marton Csokas in inglese.
Infine Polimnia, la musa.
Come descrivere la sua pensosa indifferenza se non con le parole del poeta Friedrich Schiller “Anche il bello deve morire”, nonostante la tracotanza umana si affanni nella ricerca della guarigione dalla malattia del tempo.
La Centrale Montemartini non è stato il solo luogo d’arte ad ispirare i Canti di Gabriele Tinti, che ha collaborato con altre importanti istituzioni, come il Museo Archeologico di Napoli, il Museo Nazionale Romano, i Musei Capitolini, il Museo dell’Ara Pacis, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il British Museum di Londra, il Metropolitan di New York, il LACMA di Los Angeles e la Glyptothek di Monaco. Le opere animate dai suoi versi sono tutte capolavori come Il pugile a riposo, Il Galata suicida, il Giovane vittorioso (Atleta di Fano), il Fauno Barberini, Il Discobolo, I marmi del Partenone, l’Ercole Farnese e molte altre.
Oltre ad Alessandro Haber e Marton Csokas, le sue poesie sono state lette da altri grandi attori come Kevin Spacey, Robert Davi, Vincent Piazza, Michael Imperioli, Franco Nero, Burt Young, Anatol Yusef, Luigi Lo Cascio, Silvia Calderoni, Enrico Lo Verso, Jamie Mc. Shane e Joe Mantegna.
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