Madrepatria


“La palla di cannone era andata a battere contro il muro e ricacciata indietro aveva spezzato le reni di un giovane soldato. Il giovane soldato posto nella barella aveva incrociato le mani, alzato gli occhi al cielo e reso l’ultimo respiro. Stavano per recarlo all’ambulanza quando un ufficiale si era gettato sul cadavere e l’aveva coperto di baci. Quell’ufficiale era Porzi. Il giovane soldato era Colomba Antonietti, sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri e combattuto al suo fianco.”

A 164 anni dalla morte, il Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina di Roma a Porta san Pancrazio ha reso omaggio a Colomba Antonietti, la cui tragica fine è descritta, nelle righe riportate sopra, da Giuseppe Garibaldi nelle sue Memorie.

Giovane patriota di umili origini, Colomba desidera combattere a fianco del marito – il soldato liberale Luigi Porzi, ex ufficiale dell’esercito pontificio – durante le lotte per l’unità d’Italia. Tagliati i capelli molto corti e indossata l’uniforme da bersagliere, dimostra valore e coraggio affrontando le truppe borboniche nella Battaglia di Velletri (18 – 19 maggio 1849) e di Palestrina. Poi, a Roma, ai combattimenti affianca l’impegno nel soccorso dei feriti. Colpita al fianco destro da una palla di cannone il 13 giugno 1849, nell’assedio di Porta San Pancrazio, muore a soli 23 anni sotto il fuoco dell’artiglieria francese insieme al marito.

Il Mausoleo Ossario Garibaldino in via Giuseppe Garibaldi, oltre ai suoi resti, accoglie dal 1941 i caduti per Roma capitale tra il 1849 ed il 1870. Accanto alle spoglie dei tanti giovani eroi conosciuti come Mameli, Manara, Morosini, Dandolo, Daverio, riposano quelle di tante donne meno celebrate se non quasi sconosciute. Come Giuditta Tavani Arquati, patriota trasteverina uccisa dagli zuavi pontifici, incinta del quarto figlio, insieme al marito e al loro giovane figlio. Marta Della Vedova, una donna di Faenza che nel 1849, già amputata, si getta sulla miccia di una bomba caduta sull’ospedale militare dei Pellegrini, salvando l’intera corsia dei feriti.

Anche Enrichetta Di Lorenzo partecipa alla difesa della Repubblica Romana, non solo combattendo al Gianicolo insieme al suo compagno di vita, Carlo Pisacane, ma anche occupandosi con molte altre patriote della cura dei feriti. È Cristina Trivulzio di Belgiojoso – editrice di giornali rivoluzionari, scrittrice e giornalista – a dirigere gli ospedali provvisori che accolgono in alcune chiese romane i feriti dei combattimenti del 1849.

Le immagini sono tratte dalla mostra Fotografare la storia. Stefano Lecchi e la Repubblica Romana del 1849, al Museo di Roma Palazzo Braschi dal 16 novembre 2011 al 15 gennaio del 2012.